Sui calciatori nordcoreani

Oggi è stata affrontata in Commissione esteri l’interrogazione (la trovate qui) che con altri colleghi avevo presentato qualche mese fa sulla situazione di alcuni giovani calciatori nordcoreani che giocano nel nostro Paese.

In particolare, sembra che a questi giovani siano negate una serie di libertà e diritti. Sono infatti impediti rapporti con la stampa, non possono usufruire dello stipendio ricevuto, le relazioni con i colleghi stranieri sono limitate ed è fatto loro divieto di utilizzo dei social network.

Nell’interrogazione avevamo chiesto al Governo se fosse a conoscenza che i giovani coreani nel nostro Paese percepiscono solo il 30% dello stipendio (il restante 70% è destinato all’autorità coreana) e se intendesse verificare le modalità di pagamento dei calciatori da parte delle società italiane.

Il Governo, nella sua risposta (la trovate qui – pagine 56,57), ha ribadito di essere a conoscenza della problematica e ha assicurato che la questione sarà attentamente monitorata, in particolare per quanto riguarda tutte le transazioni finanziarie concernenti il loro ingaggio.

Per quanto attiene le situazioni specifiche, è stata fatta una verifica con le società calcistiche coinvolte: finora nessuna di esse ha corrisposto emolumenti ai giocatori interessati, in quanto essi sono stati tesserati come “giovani di serie”.

Nel mio intervento (lo trovate qui – pagine 41,42), mi sono dichiarato parzialmente soddisfatto della risposta, ricordando come l’interrogazione non riguardasse solo gli aspetti contrattuali, ma anche il rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali.
Ho quindi chiesto un’ulteriore verifica sul rispetto di tali diritti, alla quale il Governo si è detto favorevole.

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