Sull’operazione EUNAVFOR MED

Oggi sono intervenuto in Aula in occasione delle dichiarazioni di voto sulle pregiudiziali di costituzionalità al ddl relativo all’operazione EUNAVFOR MED

 

Grazie Presidente.

Nel processo di conversione del presente decreto-legge, sono state avanzate due questioni pregiudiziali da parte della Lega e del MoVimento 5 Stelle, anche se, ascoltando gli interventi che hanno illustrato tali questioni, si comprende come le ragioni siano ben più politiche.

Ora, se tali pregiudiziali dovessero venire accolte, come si legge nei rispettivi dispositivi, la Camera non dovrebbe procedere all’esame del disegno di legge in questione e tale esito sarebbe davvero paradossale. Ciò almeno per due ragioni: la prima di queste è che, se la Camera non procedesse all’esame, avremo la negazione di quel processo di parlamentarizzazione della discussione e della decisione in materia di politica estera e di politica della difesa, che rappresenta un elemento qualificante del più recente approccio alla materia, sia da parte della Camera, come è emerso con chiarezza nella discussione sulla legge quadro, relativa alle missioni internazionali, sia da parte del Governo, che ha costantemente cercato il dialogo con le Camere su materia di tale delicatezza.

Il secondo paradosso è che il provvedimento in esame deriva da una decisione del Consiglio dell’Unione europea di avviare un intervento nel Mediterraneo centromeridionale. Ora, se c’è qualcosa che nei mesi scorsi abbiamo costantemente ripetuto come Paese, tutte le forze politiche, e per cui ci siamo battuti in sede europea, è che, di fronte alla grande tragedia umanitaria del Mediterraneo, l’Europa si muovesse, intervenisse, facesse qualcosa, insomma non rimanesse inerte a guardare, a deplorare il traffico di esseri umani o a piangere i morti.

 

Ora, si può certo discutere le forme e i contenuti di questo intervento, come è sempre doveroso e utile fare nella dialettica parlamentare, ma precluderne l’esame alla Camera, dopo che l’Unione europea, su pressante iniziativa italiana, si è mossa, sarebbe davvero paradossale. D’altra parte, vi sono anche ragioni di merito per respingere le questioni pregiudiziali. La prima riguarda la presunta assenza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza prescritti dall’articolo 77 della Costituzione. È del tutto evidente il carattere urgente di questo provvedimento, posto che la prima fase delle operazioni per cui è richiesta un’autorizzazione e una copertura di spesa è di immediata attuazione nei presenti mesi estivi, essendo stata assunta la decisione dal Consiglio dell’Unione europea il 22 giugno scorso. Ma l’urgenza non è solo amministrativa e interna, o richiesta dalle procedure europee: assai di più essa è richiesta dal contenuto umanitario della missione, volto a contrastare quella gravissima e sistematica violazione dei diritti umani che è il traffico di esseri umani; un traffico, si ricordi, che è divenuto ormai, tragicamente, uno dei fattori principali di profitto delle organizzazioni criminali nazionali e internazionali.

Quanto, poi, alla presunta violazione di altre previsioni costituzionali, in particolare dell’articolo 11, da parte del provvedimento in esame, l’obiezione è, se si può, ancora più infondata della precedente. È evidente, infatti, che EUNAVFOR MED è un’operazione che rientra pienamente nella procedura prescritta dall’articolo 11, che, come è noto, consente, in condizioni di parità con gli altri Stati – e queste condizioni di parità sono esattamente ciò che abbiamo realizzato nell’Unione europea – alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni, e promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

 

Non si vede, dunque, come l’attuazione, per la nostra parte, di una decisione dell’Unione europea potrebbe violare lo spirito e la lettera della nostra Costituzione, tanto più quando nella decisione europea e nel relativo provvedimento italiano viene esplicitamente vincolato ogni intervento al rispetto del diritto internazionale vigente, alle risoluzioni delle Nazioni Unite e al consenso dei Paesi eventualmente interessati all’intervento. Dunque, sia la fonte della decisione che la materia che la forma risultano pienamente conformi a quella dottrina, ormai consolidata, che prevede non solo il ripudio della guerra, ma anche una strategia di non isolamento a livello internazionale e di forte cooperazione per la costruzione di una società civile internazionale basata – e concludo – sulla pace, sulla giustizia e sul rispetto dei diritti umani.

Per queste ragioni, per difendere una più forte idea di Europa, capace di intervenire nelle grandi questioni del mondo, per difendere meglio il nostro interesse nazionale, noi respingiamo con forza le questioni pregiudiziali poste a questo provvedimento.

 

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