Sull’accordo tra l’Ue e la Corea

Oggi sono intervenuto in Aula in occasione delle dichiarazioni di voto relative al ddl di ratifica: Accordo di libero scambio tra l’Ue e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall’altra

 

Grazie Presidente.

L’Accordo che stiamo discutendo è in linea con i principi dell’organizzazione mondiale del commercio e prevede la creazione di una zona di libero scambio tra l’Unione europea, i suoi Stati membri e la Repubblica di Corea. Noi siamo l’ultimo Paese dell’Unione a ratificarlo e, quindi, l’urgenza di questo provvedimento è evidente a tutti e, forse, anche da parte nostra una riflessione sul modo in cui noi affrontiamo il tema delle ratifiche dei trattati internazionali andrebbe fatta, perché in troppe occasioni intercorrono tempi troppo lunghi tra la firma e la ratifica, rendendo il nostro Paese spesso esposto a critiche su una serie di trattati internazionali e di convenzioni, che nel mondo sempre più integrato di oggi sono invece uno strumento giuridico e politico fondamentale per la regolazione di una convivenza pacifica.

Quest’Accordo punta a rimuovere la quasi totalità degli ostacoli tariffari e non tariffari tra le aree economiche, ad adeguare standard e a regolamentare importanti settori strategici, quali quelli farmaceutici, automobilistici e di elettronica di consumo. Riguarda un Paese come la Corea del sud, con cui abbiamo da tempo dei rapporti straordinariamente positivi. Si tratta di un Paese che gioca un ruolo molto importante. È un Paese che ha conosciuto uno straordinario sviluppo economico attraverso non solo legislazioni appropriate sul piano delle politiche economiche e sociali, ma anche e soprattutto investimenti in educazione, in scuola, università e centri di ricerca. È a questo modello che noi dobbiamo guardare, nella consapevolezza che il tema della crescita, che sta così a cuore al nostro Paese e al nostro Governo, oggi può essere sostenuto solo e unicamente da forti investimenti sul piano della ricerca, dello sviluppo tecnologico e della cooperazione con gli altri Paesi.

 

Spesso si ritiene che questi accordi di liberalizzazione del commercio siano dannosi, ma nel caso concreto con la Corea del sud tutte le cifre sono, invece, delle cifre positive. Vi è stata una recentissima relazione annuale della Commissione europea sull’attuazione dell’Accordo al nostro esame, presentata il 26 marzo scorso, che delinea un bilancio positivo soprattutto per l’Unione europea. Le esportazioni di merci verso la Corea sono aumentate del 35 per cento, passando da 30,6 miliardi di euro nei dodici mesi precedenti l’attuazione dell’Accordo a 41,4 miliardi nel terzo anno di attuazione provvisoria dell’intesa. Nello stesso periodo le esportazioni di prodotti dall’Unione europea verso la Corea, interamente o parzialmente liberalizzate dall’Accordo, sono aumentate più delle esportazioni complessive, vale a dire rispettivamente del 46 per cento e del 37 per cento. Questo è un elemento da tenere presente, anche in considerazione degli altri accordi di liberalizzazione commerciale che il nostro Parlamento si appresta a discutere.

 

Questo Accordo, sottoscritto nell’ottobre 2010, è entrato in vigore in via provvisoria nel luglio 2011 per i settori di esclusiva competenza comunitaria. Si compone di quindici capi, che prevedono naturalmente gli obiettivi generali e regole specifiche per ridurre le barriere tecniche nei settori dell’elettronica, dei prodotti farmaceutici, dei dispositivi medici. Un settore particolarmente importante è il comparto dell’auto, nel quale la Corea cerca di adeguarsi alle norme internazionali in materia di standard di sicurezza e ambientali, che sono per noi particolarmente rilevanti. Vi sono poi alcuni articoli relativi alla cooperazione nel settore sanitario e fitosanitario e ancora altri relativi al commercio dei servizi elettronico, pagamento di movimenti di capitali e degli appalti pubblici. Per tutte queste ragioni, noi riteniamo che sia fondamentale arrivare a una ratifica di questo Accordo, che può rappresentare un momento significativo non solo per l’Unione europea, ma anche per i rapporti del nostro Paese con questo importante Stato della Corea del sud.

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