Il mio intervento in Aula (18.12.2014) a sostegno della Mozione sulla revisione del diritto d’asilo (superamento del Regolamento di Dublino III)

Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, abbiamo presentato questa mozione, ormai diverse settimane fa, sulla base di un’iniziativa assunta da rappresentanti di diversi gruppi politici italiani presenti a Strasburgo nell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa; e registro con soddisfazione che tra le mozioni presentate oggi, ad eccezione di quella presentata dalla Lega che ha scelto una strada diversa, vi sono molti punti di convergenza. L’iniziativa, tuttora in corso, è volta a costruire un sistema europeo di asilo, per far fronte al dramma non solo di singoli individui perseguitati, ma di intere comunità e popolazioni travolte negli ultimi anni da guerre civili, da persecuzioni religiose e politiche. Dovrebbe essere chiaro che di questo stiamo parlando: non del fenomeno migratorio in generale, che meriterebbe peraltro ben altre considerazioni, ma di una specifica, precisa misura umanitaria nei confronti di coloro che, nemmeno volendo, potrebbero continuare a vivere nel loro Paese perché perseguitati per ragioni di razza, di religione, di orientamento sociale o politico.
Ora questa misura umanitaria, in quanto misura umanitaria, dovrebbe sfuggire ai calcoli delle parti politiche. Così l’ha concepita il diritto internazionale, così l’ha accolta la nostra Costituzione, così la legislazione europea, perché si tratta di riconoscere a chi è perseguitato il diritto primario alla vita, che è un diritto incomprimibile.
Negare asilo vuoI dire in alcuni casi condannare a morte. Per questo i Costituenti lo hanno scritto nella Carta, l’ONU lo ha scritto nella Dichiarazione e nelle Convenzioni, l’Unione Europea continua a ricordarlo nei suoi atti, le Corti internazionali continuano a condannare i respingimenti, ossia il rigettare nelle braccia dei persecutori coloro che fuggono da un pericolo di morte.
Ed oggi, tristemente, ci troviamo anche a dover ricordare che le misure umanitarie dovrebbero sfuggire a speculazioni economiche e al malaffare. Che vi sia chi fa crescere il cancro della corruzione e della speculazione sul diritto di asilo scrive une delle pagine più miserevoli della nostra storia civile.
Nella storia dell’umanità il diritto di asilo è spesso legato ad uno spazio sacro dove lo spazio sacro inviolabile non è solo quello del tempio, della chiesa o delle ambasciate, ma è la persona stessa del perseguitato. E per questo chi specula o commette crimini in questo terreno deve essere perseguito con il massimo rigore e noi ci auguriamo che venga fatta piena luce da parte della magistratura e che le istituzioni a tutti i livelli e che l’intero mondo politico sappia attivare tutte le proprie difese immunitarie per evitare questi fatti. Ma guai a noi se gli episodi di corruzione dovessero indebolire il nostro impegno sul fronte umanitario e dovessero trascinare nel fango tutte quelle energie individuali e collettive nello Stato e nella società che si sono spese e si spendono per rendere possibile l’accoglienza e per onorare l’umanità degli altri come l’umanità nostra.
Si tratta invece, e questa è la costante raccomandazione dell’Europa, di uscire da gestioni emergenziali e straordinarie che pure hanno caratterizzato il nostro approccio e che sono esattamente quelle in cui è più facile che si inserisca la corruzione. Dobbiamo invece favorire risposte strutturali con un sistema di gestione non straordinaria ma ordinaria in cui gli apparati dello Stato, la Protezione civile, gli enti locali e la società civile abbiano chiaramente definiti i loro ruoli: la trasparenza dei finanziamenti, sistemi di controllo e di valutazione. Su questo il Governo ha intrapreso la strada giusta ma questa strada va proseguita con forza e con coraggio soprattutto in sede europea.
Dispiace anche, l’ho sentito in questa discussione, che si vogliano accusare le iniziative umanitarie di essere responsabili di aprire le porte al terrorismo internazionale. L’attenzione nei confronti di questo fenomeno da parte nostra è massima, ma il migliore contrasto è la trasparenza del diritto e purtroppo proprio le rigidità del regolamento di Dublino III, a detta non solo delle organizzazioni non governative, ma anche dei nostri operatori delle forze di polizia, non si è dimostrato uno strumento valido non solo per l’accoglienza, ma nemmeno per la necessaria identificazione dei richiedenti asilo.
Noi vogliamo solidarietà, ma vogliamo anche trasparenza e regolarità. Il regolamento di Dublino voleva realizzare un sistema di asilo europeo, ma continua ad accostarsi al problema con un approccio burocratico, non a caso il problema cruciale di questo regolamento è quello di individuare lo Stato di competenza, come a dire «chi deve sbrigare questa pratica », come se fossero appunto pratiche da sbrigare. Si è individuato lo Stato di prima approdo, come dire il primo sportello. È vero che il regolamento di Dublino non è solo questo, lo ricordava qualche collega, c’è una clausola di sovranità che dovrebbe essere meglio utilizzata.
Ci sono clausole di ricongiungimento, ma l’impianto generale continua ad essere troppo debole rispetto a quella meta alta che si è data la Commissione europea nel 2010 e che voglio qui ricordare, perché noi non stiamo chiedendo nulla di nuovo, ma chiediamo con forza che il Governo italiano si faccia portavoce in Europa di ciò che l’Europa ha già chiaramente individuato nei propri documenti fondamentali, cioè la costruzione di un sistema effettivo di asilo a livello europeo. Nel 2010, appena scoppiata la crisi economica, la Commissione europea scriveva: nei prossimi anni occorrerà concentrarsi sul consolidamento di un’autentica politica comune di immigrazione e di asilo. L’attuale crisi economica non può intralciare le ambizioni e la determinazione dell’Unione in questo campo. Al contrario, mai come ora è necessario sviluppare queste politiche fondate sul rispetto dei diritti fondamentali e della dignità umana. Occorre osservare gli obblighi che impongono il rispetto del diritto d’asilo, compreso il principio del non respingimento. L’istituzione del sistema europeo comune di asilo e dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo devono garantire uno status uniforme, norme di protezione comuni di livello elevato e una procedura comune di asilo, tenendo presente l’obiettivo a lungo termine del riconoscimento reciproco. Esattamente questo principio, stabilito dallà Commissione europea ormai quattro anni fa, noi chiediamo che venga posto alla base di una rivisitazione del Regolamento di Dublino
III. Signor Presidente, concludo, nella nostra storia il concetto di cittadinanza si è sviluppato parallelamente al concetto di asilo e, come abbiamo sviluppato negli anni scorsi un importante concetto, un’importante pratica, che è quello della cittadinanza europea come elemento non sostitutivo ma integrativo delle cittadinanze nazionali, così oggi ci troviamo di fronte a questa sfida, di elaborare e praticare uno status europeo dei rifugiati, che si affianchi alle pratiche dei diversi Stati, ma realizzi questo che è uno dei fondamenti cardine della civiltà europea. Per questo, con le riformulazioni proposte dal Governo, che noi accettiamo, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico sulla mozione da noi presentata così come sulle altre mozioni che contengono principi e misure analoghe.

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