Una mia breve intervista sul PD in prospettiva nazionale e locale

Da una parte il Partito della Nazione, dall’altra lo scontro con la CGIL, cosa sta succedendo al PD nazionale?

Per capire a fondo il processo di cambiamento che sta vivendo il Partito Democratico, non bisogna certamente fermarsi al dibattito interno, ma è necessario guardare e valutare con attenzione cosa stia succedendo a livello europeo e nazionale, per quanto attiene sia ai processi politici che a quelli economico-sociali.

In particolare, stiamo assistendo ad una duplice offensiva: da un lato quella dei conservatori che non vogliono distribuire equamente la ricchezza, dall’altro lato, quella dei populisti che, facendo leva sulla drammaticità delle problematiche attuali, prospettano soluzioni troppo semplicistiche e di chiusura nazionalistica. Queste sono le sfide più importanti che l’intera Europa, il nostro Paese e il Partito Democratico devono fronteggiare con forza e lungimiranza.

In Italia, a differenza di altri Paesi, il Partito Democratico ha ottenuto un risultato straordinario nella storia del centrosinistra, riuscendo a limitare l’affermazione del fronte conservatore e del fronte populista. E, cosa ancora più rilevante, è riuscito ad impedirne una “saldatura”, affermandosi quale unico punto di riferimento della necessaria prospettiva europeista nel nostro Paese.

È in questo senso che va intesa l’idea di partito che si rivolge all’intera Nazione e che si deve fare interprete dell’interesse di quella stessa Nazione. Un partito che stia con forza propositiva in un’Europa più democratica, più attenta ai diritti umani e ai bisogni sociali.

E tutto questo non è contraddittorio con l’idea originaria di PD, anzi è la vera missione che deve avere un partito che si propone quale propulsore del cambiamento, analogamente a quanto fatto da altre forze politiche nella storia europea.

Non serve quindi andare “oltre” il PD, serve costruire meglio e con più convinzione il PD, saldamente collocato sul fronte progressista, ma capace di parlare a tutti senza disperdere, da un lato, il rapporto con i partiti popolari e la loro storia e, dall’altro lato, il rapporto con il mondo del lavoro.

A questo proposito, è essenziale recuperare l’iniziativa autonoma della politica in campo economico e sociale rispetto alle parti in causa (per cui l’azione del PD non deve essere il riflesso di strategie sindacali o confindustriali). Al tempo stesso il PD deve farsi carico dei cittadini più deboli sia di quelli organizzati nei sindacati, sia di quelli al di fuori dalle organizzazioni sociali e politiche.

Questo ragionamento come si lega con il quadro trentino?

In Trentino si è sempre lavorato per una forte coalizione di centrosinistra autonomista e, in questa stagione difficilissima per tutte le realtà regionali (sia quelle ordinarie sia quelle a statuto speciale), il PD del Trentino e dell’Alto Adige stanno congiuntamente svolgendo un ruolo cruciale per la valorizzazione della nostra autonomia.

A tal proposito, basti vedere le proposte di riforma del Senato e di modifica della legge elettorale, nelle quali le nostre due autonomie sono certamente e positivamente tenute in considerazione. Altri esempi sono la vigorosa attività della Commissione dei Dodici e le trattative tra Province autonome e Governo, che, a fronte dei grandi sacrifici chiesti a tutte le realtà istituzionali nazionali, continuano a testimoniare il riconoscimento della natura “speciale” della nostra Autonomia.

Per continuare a fare questo con rinnovato protagonismo, non bisogna cambiare il PD del Trentino inventando unioni o formule strane, ma è necessario rafforzare la sua collocazione nel PD nazionale e nell’alleanza europea con i socialisti e democratici, nonché mantenere l’apertura alle forze autonomiste e di impegno civico, ai movimenti di difesa dei diritti, di impegno per la pace e l’ambiente, con cui le nostre amministrazioni già da anni collaborano positivamente.

All’interno di questa collocazione, il PD deve inoltre riprendere il suo ruolo di partito maggiore, dimostrando di avere idee e persone capaci di fare da traino e non da zavorra ai processi di innovazione al servizio di tutte le comunità.

Quali sono i contenuti nei quali dovrebbe caratterizzarsi questo protagonismo del PD in Trentino?

I temi e le idee sono quelli enunciati da tempo, la prospettiva è quella dell’apertura internazionale:

– realizzare un più forte ancoraggio europeo della nostra autonomia, con una chiara e coerente strategia sulla questione delle macroregioni (Euregio, Regione Alpina);
– formulare ed adottare una chiara e coerente strategia sulle vie di comunicazione europee, investendo sull’intermodalità e sulla ferrovia e non su nuovi attraversamenti autostradali;
– rafforzare gli investimenti in ricerca e sviluppo, internazionalizzando maggiormente il sistema (centri di ricerca, università, imprese) per aumentarne la produttività e l’efficienza;
– assumere con coraggio iniziative a favore dei diritti di tutte le persone contro ogni discriminazione;
– rilanciare il modello della solidarietà sociale (enti locali, terzo settore, famiglie), razionalizzando le spese di organizzazione dei servizi per migliorare la qualità delle prestazioni rivolte alla persona.

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