Perché un sistema elettorale diverso per la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige/Südtirol (pubblicato sul Trentino, 12 marzo 2014)

La previsione di un sistema elettorale specifico per la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige/Südtirol non sta in una volontà di distinguersi artificiosamente dal resto della comunità nazionale o da qualche calcolo politico. Essa riposa invece, con tutta evidenza, nella volontà di questo Parlamento e in generale dello Stato italiano di dare piena attuazione al principio di tutela delle minoranze linguistiche che è scritto nella nostra Costituzione dove all’articolo 6 tale tutela è affidata all’emanazione di “apposite norme”. Oltre ad avere un solido ancoraggio costituzionale il carattere specifico di questo sistema riposa su accordi internazionali che vincolano il nostro Paese, nonché sui principi fondamentali del diritto europeo che ha nella tutela delle minoranze uno dei suoi pilastri costitutivi.
All’interno di questo fondamentale principio sta il diritto per una minoranza di poter trovare adeguata rappresentanza politica non solo nelle assemblee locali ma anche nell’assemblea nazionale, consentendo al tempo stesso agli altri gruppi, con cui si trova a convivere in uno stesso territorio, identico diritto.
È questo delicato equilibrio tra diritti di minoranze diverse che ha spinto il Costituente a individuare nella Regione Trentino Alto Adige/Südtirol quella cornice entro cui realizzare il necessario bilanciamento. Il problema è stato formulato in modo chiarissimo da Alcide De Gasperi nella seduta del 29 gennaio 1948: “trovare il modo di collaborazione e di cooperazione fra le due nazionalità, fra i cittadini italiani di lingua italiana e di lingua tedesca nelle ragione delle Alpi” è “un problema molto complicato” perché occorre – ieri come oggi – creare garanzie per le diverse minoranze “entro la Regione, dei tedeschi, e dentro la Provincia di Bolzano degli italiani” con la conseguente necessità di trovare formule nuove e costruzioni non semplici”.
Per 65 anni è stata garantita con continuità una rappresentanza a queste minoranze anche attraverso il fondamentale strumento dei collegi uninominali che sono sempre stati utilizzati per l’elezione del Senato fino al 2013 nonostante il variare del sistema elettorale italiano. Sarebbe davvero sorprendente se ora, anche in previsione della riforma del Senato, si attenuasse il sistema di garanzie che ha reso il sistema italiano di tutela delle minoranze uno dei modelli più avanzati.
La legge elettorale proposta per il Trentino Alto Adige/Südtirol non è inventata ad arte, ma ricalca quella sperimentata dalla Legge Mattarella che con la sua combinazione di collegi uninominali maggioritari e quota proporzionale si presta, da un lato a quel radicamento territoriale di cui la rappresentanza delle minoranze ha bisogno, dall’altro a quella armonizzazione con il quadro nazionale di cui ogni elezione politica ha bisogno per consentire ai cittadini di ogni regione di determinare con il proprio voto non solo la scelta dei propri rappresentanti, ma anche la politica nazionale svolgendo così pienamente l’intero spettro delle funzioni connesse alla democrazia parlamentare. In questo modo anche il diritto dei partiti nazionali di raccogliere il loro consenso in ogni parte del territorio viene pienamente tutelato.
Sul piano della sua applicazione storica, infine, la Legge Mattarella non solo ha garantito adeguata rappresentanza ai diversi gruppi linguistici italiano e tedesco della nostra regione, ma anche ai diversi schieramenti politici. A chi accusa questo modello di essere stato pensato per favorire una parte sull’altra, va ricordato che nella sua prima applicazione nel 1994 vide prevalere candidati della coalizione di Centrodestra e Lega in 5 collegi su 8, ivi compreso il collegio di Bolzano conquistato da AN, e 1 seggio su 2 nel proporzionale.
È dunque un sistema che garantisce comunità tedesca e comunità italiana, nonché le liste o coalizioni non solo di centrodestra e centrosinistra, ma anche di movimenti nuovi – come il Movimento 5 stelle – che ha raggiunto percentuali così alte da renderlo competitivo non solo sulla quota proporzionale ma anche nei collegi. E le stesse minoranze politiche in passato hanno visto eletti loro esponenti all’interno delle coalizioni che si presentavano nei collegi.
Nell’augurarci che questa previsione possa trovare piena accoglienza nella legge elettorale che uscirà dalle due Camere, è doveroso sottolineare che le leggi elettorali sono solo degli strumenti: spetta poi ai cittadini e alle forze politiche usare questi strumenti perché le migliori energie della società possano trovare espressione dentro le istituzioni rappresentative.

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