In ricordo di Helmut Kohl

Oggi sono intervenuto in Aula per ricordare Helmut Kohl. Di seguito, il testo del mio intervento.

 

Grazie, Presidente.

Ci uniamo anche noi al ricordo di Helmut Kohl, che è stato bene ricordato dal collega Buttiglione, in particolare alla sua grande aspirazione per un’Europa capace di realizzare anzitutto la pace al proprio interno. Kohl faceva parte della generazione delle macerie, era nato nel 1930, aveva visto con i suoi occhi che cosa voleva dire una guerra e, in particolare, una guerra civile europea.

Quella guerra era il prodotto dei nazionalismi e quello era il demone da combattere; per sconfiggere il nazionalismo serviva un’Europa unita, ma non un’Europa che negasse le profonde aspirazioni dei popoli. E, dunque, Cancelliere dell’unità europea e dell’unità tedesca, le due cose non sono in contrasto. Noi possiamo lavorare attivamente per un’Europa unita e, al tempo stesso, lavorare per affermare la dignità di ogni popolo e la sua aspirazione alla libertà e al protagonismo.

In secondo luogo, Cancelliere dell’euro, perché la dimensione economica è essenziale per la pace; per la pace serve sviluppo, serve lavoro, serve il pane e l’euro era il simbolo di questo benessere economico che dalla Germania poteva estendersi a tutto il continente, perché il nazionalismo si combatte non solo con delle forti istituzioni, ma anche con dei programmi di sviluppo.

Infine, e concludo, era un politico che credeva fortemente nella democrazia rappresentativa, la sua dissertazione a Heidelberg nel 1958 è sulla rinascita dei partiti politici; in una intervista al  Telegraph che è stata riproposta in questi giorni diceva: se io avessi fatto un referendum in Germania lo avrei perso 7 a 3 sull’euro.

Ci sono dei momenti in cui i politici devono credere fortemente nei loro progetti, devono essere capaci di giocare i loro destini personali anche quando ci sono critiche e, tuttavia, questa determinazione e questa fede nella democrazia rappresentativa si accompagnava alla convenzione che per ogni svolta servisse creare consenso, consenso internazionale e consenso all’interno di un Paese. Per tutto questo lo ricordiamo come un grande uomo politico europeo.

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