Chiunque degradi un altro, degrada me

La lotta per il riconoscimento dei diritti – dei diritti propri e dei diritti degli altri – è lotta contro ogni concezione e ogni pratica volta a degradare, discriminare, escludere alcuni esseri umani dalla considerazione e dal consorzio sociale. Negare un’uguale dignità, negare il dovere di un uguale rispetto significa negare una comune umanità. Significa porre qualcuno in una condizione di inferiorità e quindi di minori possibilità di esprimere liberamente la propria personalità. Significa esporlo al giudizio negativo della società e dunque metterlo in condizione di insicurezza e di paura. Paura che la propria vita venga considerata di minor valore di quella degli altri, paura che la propria esistenza possa venire percepita come un fastidio o un pericolo per gli altri.

L’impegno per la tutela dei diritti di ognuno è un impegno per costruire una società in cui la vita di ciascuno non debba essere dominata dalla paura. La paura avvilisce l’esistenza, la blocca, la rattrappisce. Le impedisce di svilupparsi e di dare a se stessa e agli altri tutto ciò che potrebbe. Per questo far vivere esseri umani nella paura non è solo un’intollerabile offesa nei loro confronti, ma anche un insensato impoverimento della vita di tutti.

Oggi come ieri sono all’opera concezioni della vita e pratiche sociali che alimentano la paura, coltivano l’esclusione, degradano l’altro. Ponendo dei seri ostacoli alla libertà e all’uguaglianza delle persone, rendono difficile la costruzione di una società più libera e democratica.

Per questo l’impegno per la diffusione di una nuova cultura politica dei diritti e di più efficaci misure legislative a tutela di ogni essere umano, deve accompagnarsi all’impegno per combattere la paura e il suo uso strumentale. Per coltivare, assieme, una politica dell’umanità di ciascuno, fatta di riconoscimento dell’uguale dignità, fatta di uguale rispetto, fatta di interesse e cura per la vita dell’altro. Perché nessun essere umano abbia da vivere nel timore di essere ciò che è, ma possa godere del riconoscimento dell’altro e contribuire, in condizioni di libertà e di parità, alla vita di tutti.

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