Sulla riforma costituzionale

Oggi sono intervenuto a Milano ad un incontro sulla riforma costituzionale, dal titolo “Le ragioni politiche di un cambiamento necessario”.

Oltre ad aver spiegato le principali novità (bicameralismo differenziato, nuovo Senato, rinnovato procedimento legislativo, riforma del Titolo V), ho ribadito la rilevanza politica di questo importantissimo passaggio.

Date le condizioni politiche, la situazione all’interno del Parlamento e gli strumenti costituzionali e regolamentari oggi in vigore, possiamo definire un miracolo l’essere riusciti ad approvare questa riforma, la cui idea principale è il superamento di una delle più grandi anomalie istituzionali del nostro Paese, ovvero il bicameralismo perfetto e l’esistenza di due Camere che rappresentino le stesse istanze.

Certamente ci sono delle parti perfettibili, ma il sistema delineato migliora indubbiamente l’ordinamento della Repubblica attualmente vigente, incrementando la rappresentanza, contribuendo a rendere più stabile il Governo e ridefinendo i rapporti tra Stato e Regioni.

Qualora la riforma non fosse confermata al referendum, il rischio concreto, anche sulla base delle recenti esperienze, è quello di mantenere lo status quo per molti anni, in quanto, tra le altre cose, il messaggio che potrebbe derivare dalla bocciatura potrebbe essere quello di una condivisione del bicameralismo perfetto e del Senato attuale.

L’invito è quello a riflettere sulla portata storica di questo voto, che con tutti i suoi limiti rappresenta un’opportunità concreta e straordinaria per superare l’attuale sistema e per migliorare la qualità delle politiche pubbliche e la capacità di agire sia a livello nazionale che sovranazionale.

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