Summit Ue, la presentazione del mio rapporto al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa

A Strasburgo ho presentato ai 47 ambasciatori del Consiglio d’Europa la proposta di organizzare un Summit di Capi di Stato e di Governo per fronteggiare la difficile situazione dei diritti umani e della democrazia in diversi Paesi europei. Un summit nella nostra organizzazione non è una cosa di tutti gli anni, è un evento straordinario e la nostra Assemblea già qualche anno fa ha ritenuto che noi stiamo vivendo tempi straordinari che richiedono risposte straordinarie. E penso che ancora di più, oggi, in questi anni, possiamo dire che la situazione è seria e richiede risposte serie.

Ognuno di noi, in questi momenti, deve fare appello alla propria responsabilità nei confronti della casa comune. Quale altra istituzione in Europa se non il Consiglio d’Europa può farsi carico del destino dell’Europa intera? L’Unione europea, come abbiamo visto, ha sofferto una divisione non voluta con la Brexit. E per questo è ora il Consiglio d’Europa che deve farsi carico di mantenere vivo questo grande ideale e questa grande necessità storica dell’Europa unita. Non semplicemente un’idea geografica, ma un modo di vivere che è fondato sul rispetto della dignità di ogni persona, sul rispetto dello Stato di diritto, sul rispetto della democrazia. Nel mio rapporto si insiste molto, anche con un po’ di orgoglio, su questa idea dell’unità europea. Nel messaggio agli europei scritto da Denis de Rougemont nel 1949 quando si sono ritrovati dopo la guerra, ci sono delle parole che io ho voluto mettere alla fine del memorandum e che dicono: Europe is threatened, Europe is divided, and the greatest danger comes from her divisions.

Mi ha sempre colpito questa parola scritta da persone che avevano patito i totalitarismi, che avevano patito la guerra e che vedevano il pericolo più grosso nella divisione dell’Europa. Europe’s Mission is clear: it is to unite her peoples in accordance with their genius of diversity. Io richiamo la nostra attenzione su questa bellissima espressione: the genius of diversity. Noi dobbiamo riscoprire il gusto, il fascino della nostra diversità, e dentro questa diversità, ricercare l’unità. In tutta Europa i cittadini, popoli e le minoranze soffrono perché sono ingabbiati dentro degli schemi di omologazione, le minoranze protestano e i popoli vogliono autodeterminarsi. E c’è chi vuole andarsene come in una tendenza impazzita centrifuga. Se noi vogliamo fermare tutto questo, dobbiamo riscoprire il genio della diversità e la politica come arte di vivere assieme rimanendo diversi, volendo la nostra libertà e rispettando la parità di ciascuno.

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