12 maggio, UK – Thomas More e il rispetto della coscienza (propria e altrui)

È un peccato che la Gran Bretagna sia talvolta così freddina nei confronti dell’Europa. Ha sempre delle buone cose da insegnarci anche nei suoi momenti in cui il suo governo sembra meno brillare. Uno spirito veramente europeo era Thomas More, grande amico di Erasmo, giustiziato dal suo re, a cui si disse fino all’ultimo suddito fedele, per non aver voluto pronunciare il giuramento di fedeltà di fronte a un atto che la sua coscienza di credente riteneva inaccettabile. Un caso di coscienza destinato ad aprire l’epoca moderna. Avesse obbedito ai suoi vescovi, Thomas More si sarebbe salvato la pelle. I suoi vescovi avevano tranquillamente giurato fedeltà al re. Solo il vescovo Fisher, Thomas More e tredici certosini decisero che in casi come quello bisognava seguire la propria coscienza. Con ciò More non si permise mai di giudicare la coscienza degli altri e di dire che quanti avevano giurato fedeltà al sovrano erano dei codardi. Eccola qui la laicità: la fede granitica nelle proprie convinzioni al punto di morire per esse, il rispetto granitico per la coscienza altrui. È vero: il More cancelliere gli eretici li aveva perseguitati, ma più per ragioni politiche che religiose. La sua Utopia è tutta intrisa di un clima di tolleranza e di rispetto e contiene il rifiuto di utilizzare il potere politico per far valere un credo religioso. Nella prima parte del libro di Utopia c’è un bel dialogo in cui ci si chiede se i filosofi debbano o no consigliare i principi. In quelle pagine si criticano quei filosofi che forti di un sapere astratto pretendono di dettare legge alla politica. Figure un po’ patetiche, dice More, come di coloro che pretendono di declamare versi tragici sulla scena di una commedia e si aspettano che il pubblico applauda. Non è questa la filosofia di cui la politica ha bisogno, essa ha bisogno di un’altra filosofia «più civile», più appassionata alla vicenda degli uomini, più capace di convivere con le imperfezioni della storia.

Oggi il Fondo Monetario Internazionale ha presentato il rapporto primaverile sulla situazione europea. Si prevede un calo del 4% medio nel 2009 e una ripresa solo nella seconda metà del 2010. A proposito delle misure anticrisi l’invito a un maggior coordinamento delle politiche è molto forte per riprendere vitalità economica e rafforzare le istituzioni comunitarie. Così si è espresso il direttore del Dipartimento Europa del FMI: “What is mostly needed is a robust approach to coordination, in particular on financial and regional macroeconomic stability,” Belka said. “Europe is the most economically integrated market economy in the world, and yet the policies to address the crisis have been undertaken at the national level. Without a well-coordinated effort in these areas, neither fiscal nor monetary policy efforts will work as effectively as they must to make sure that Europe is as vibrant and prosperous after the crisis as it was before. Europe is facing the economic storm of a lifetime and it urgently needs to weatherproof its institutions”.

C’è bisogno di più Europa. Speriamo lo comprendano i cittadini, speriamo lo comprendano i governi. Sul nostro c’è poco da sperare. Dobbiamo cambiarlo prima possibile.

2 risposte a “12 maggio, UK – Thomas More e il rispetto della coscienza (propria e altrui)”

  1. Vorrei tanto poter votare Michele alle europee, ma vivo nel nordovest. Sì c’è bisogno di più passione. Non solo in filosofia, ma nella politica. Saper convivere con le imperfezioni della storia richiede una saggezza che pochi hanno. Troppe persone si considerano perfette e, non essendo in grado di vedere le proprie imperfezioni, non riescono a convivere né con quelle proprie né con quelle altrui. Buona campagna elettorale. Michele, sei molto più di una spanna sopra la media!

  2. Caro Nicoletti,
    io sono un credente che di More ammiro la capacità di coerenza e – in fondo – la testimonianza.
    Vedo però in Europa la tendenza a bollare chi devia dal pensiero dominante come elemento antisociale da emarginare.
    Dalla proibizione del velo in Francia, fino al licenziamento o al richiamo (a scuola) di chi professa apertamente la propria religione anche solo con un ciondolo.
    Non è questa una Europa incapace di accogliere ed includere? Non c’è anche – e forse soprattutto – a sinistra di una cultura di laicità nuova?

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